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Cristologia

Cristologia

Luogo:

CASTILLO J. M., L’umanizzazione di Dio. Saggio di cristologia, EDB 2019

INTRODUZIONE

Il cristianesimo, a differenza delle altre religioni, racconta dell’unione di Dio con noi creature umane e non solo di una nostra relazione con Lui. Come spiegare l’unione tra umanità e divinità dal momento che sono realtà radicalmente diverse? Possono la luce e il buio formare un’unica cosa? Si può essere creatura e Creatore contemporaneamente?

E poi, cosa ne consegue con l’incarnazione di Dio in Gesù di Nazaret?

 Il fatto che Dio prende “carne”, cioè diventa uomo come noi, significa che Dio si umanizza in Gesù, o significa che l’uomo si divinizza? Ambedue. Ma come spiegarlo?

Di qui un altro interrogativo fondamentale per noi e per la chiesa. A partire dalla realtà della incarnazione di Dio in Gesù qual è la missione della chiesa e quella dell’uomo? Come la chiesa e l’uomo giungono alla salvezza? Si realizzano sul modello di Cristo? Sì! Ma secondo un progetto di umanizzazione o di divinizzazione? Entrambi, ma come spiegarli concretamente?

Purtroppo, spiegando questa verità fondamentale dell’unità tra il divino e l’umano in Gesù, per una serie di cause, abbiamo finito per privilegiare il divino e un linguaggio lontano dalla nostra vita. Si parla che Gesù Cristo è della stessa sostanza del Padre, hanno uguale natura tra loro, … ma come tocca la nostra vita tale verità?

 Perché trascuriamo di affermare con chiarezza che Dio, incarnandosi, ha preso la condizione di schiavo. E’ grave per la nostra vita non specificare con forza le modalità attraverso cui Cristo ci porta la salvezza. E in effetti, lo “svuotamento” di Dio non sembra avere molti riflessi nella nostra vita. Tutto sommato, vediamo Gesù più come Dio che come uomo finendo di riflesso:

per dare più importanza al celeste che al terreno,

per apprezzare di più lo spirito che la carne,

per considerare più importante amare Dio che amare gli esseri umani,

per sentire più rispetto per il sacro che per il profano,

per lottare con più ardore per presunti diritti divini che per quelli umani.

Come trovare una risposta equilibrata ed esauriente? Riconsiderando la nostra conoscenza di Dio, il rapporto tra Gesù e la religione, lo sviluppo della cristologia, Gesù che è diventato fattore di divisione tra gli uomini e la “violenza” con la quale presentiamo Cristo e la sua morte.

1. Conoscenza di Dio. Dai libri di teologia e da molti discorsi sembra che conosciamo di più Dio che Gesù. Quando ci chiediamo se Gesù è Dio, noi diamo per scontato di sapere già chi è Dio e com’è Dio. E, in definitiva, pretendiamo di poter applicare a Gesù ciò che sappiamo di Dio.E’ Dio che ci rivela Gesù o è Gesù che ci rivela Dio?  Il Figlio unigenito del Padre [Gesù] è lui che lo ha rivelato” (cf. Gv 1,18).

2. Gesù e la religione. Gesù si è scontrato con la religione avendo egli un progetto radicalmente diverso. Quale questo progetto? Per capirlo non bisogna partire dal “religioso” e dal “sacro”, ma dal laico e dal profano: da come ha vissuto Gesù.

Una cristologia che prescinda dalla condizione secolare e laica di Gesù non può capire cosa sia stata la vita di Gesù, come egli abbia vissuto la sua relazione con Dio e quale modello di religiosità egli abbia voluto insegnarci. Egli è vissuto come un laico, nell’ambito del “profano”, del “secolare”.

3. La cristologia politica nella chiesa antica. Sappiamo che il dogma cristologico è stato posto, discusso, definito e proclamato nei primi quattro concili ecumenici: Nicea (325), Costantinopoli I (381), Efeso (431) e Calcedonia (451). Si tratta di concili convocati, finanziati e ratificati dagli imperatori. Che ci siano stati dei condizionamenti politici che hanno influito sui dogmi?

            Se Gesù ha severamente biasimato “i governanti delle nazioni e i loro capi che le opprimono” (Mc 10,42 e par.), fino a che punto si possono analizzare i dogmi su Gesù, formulati in accordo con questi capi, e prescindere dal fatto che si tratta di una teologia accettata da coloro che Gesù ha ripudiato così aspramente?

4. Gesù come fattore di divisione. Non poche cristologie sono state scritte in modo tale da giungere alla conclusione che Gesù è l’unico (il solo) Salvatore e l’unico (il solo) Mediatore fra Dio e gli esseri umani. E’ senza dubbio il Salvatore e il Mediatore, ma esclude che Dio si serva di altre mediazioni o mediatori anche se non all’altezza di Gesù? Se Gesù è l’unico Salvatore e l’unico Mediatore fra Dio e gli esseri umani e la Chiesa, essa finisce logicamente per pensarsi come il “nuovo popolo di Dio”, il “nuovo popolo eletto”, preferito agli altri popoli e alle altre religioni. Così il vangelo, anziché unire gli esseri umani con le rispettive culture e tradizioni religiose, divide e fa scontrare gli uomini. Come in effetti è capitato.5. La violenza della cristologia. Spesso associamo la teologia della redenzione e quella della salvezza alla teologia della croce e del dolore e ciò serve più ad allontanare la gente dalla fede in Dio e in Gesù. Siccome questo tipo di teologia non affronta compiutamente il problema del male, fa sì che il tema della sofferenza si rivolti contro lo stesso Dio che facciamo assomigliare a un “dio-vampiro”, sadico e crudele.  Purtroppo, si continua a insegnare che Dio ha voluto la morte di suo Figlio, che ha avuto bisogno del dolore e del sangue di suo Figlio per salvarci dal peccato. Di conseguenza il messaggio che arriva alla gente è che la via più diretta e spedita per avvicinarsi a Dio è soffrire e privarsi di tante cose. Dio praticamente ha fatto della nostra vita un progetto di dolore e non un’offerta di pace, gioia e felicità.

Frate Roberto Giraldo