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In chi o in che cosa crediamo?

In chi o in che cosa crediamo?

Luogo:

Intendo qui dare seguito a qualche riflessione per poter rispondere all’interrogativo posto da Luciano Eusebi. Nel cercare di chiarire un po’ tutta la questione, mi rifaccio a uno studio che trovo molto interessante e che credo dia una risposta molto importante: CASTILLO J.M., L’umanizzazione di Dio. Saggio di cristologia, EDB 2019.

Generalmente, le religioni esprimono e spiegano le relazioni che gli esseri umani hanno con Dio. Il cristianesimo, oltre a vivere tale relazione, afferma l’unione di Dio con le creature umane. In Gesù Cristo Dio si è incarnato e si è fatto uomo. Come è possibile ciò dal momento che umanità e divinità sono realtà infinitamente diverse e riguardano ambiti radicalmente distinti? E’ possibile unirli senza snaturarli o senza far sì che uno prevalga e snaturi l’altro? Dalla soluzione di questo interrogativo, dipende la risposta al “chi o al cosa crediamo” e anche al come possiamo salvarci.

Cosa succede quindi con l’incarnazione di Dio in Gesù? Il fatto che Dio prende “carne”, con tutto il carico di negatività che tale termine include e diventa uomo come noi, comporta un processo di umanizzazione per Dio in Gesù, o significa un processo di divinizzazione per l’uomo? Ambedue. Ma come spiegare ciò concretamente?

Purtroppo, spiegando questa verità fondamentale dell’unità tra il divino e l’umano in Gesù, per una serie di cause, abbiamo finito per spiegare tutto con un linguaggio lontano dalla nostra vita: un linguaggio metafisico che parla di essenza, sostanza, natura, ma non dice realisticamente come Dio in Gesù sia divenuto uomo arrivando a prendere la condizione di schiavo.

E’ grave per la nostra vita e il nostro stile di vita non specificare con forza le modalità con cui Cristo ci porta la salvezza. E in effetti, lo “svuotamento” o annichilimento di Dio, non sembra avere molti riflessi nella nostra vita. Tutto sommato, il linguaggio usato ha finito fare apparire Gesù più come Dio che come uomo, finendo di riflesso:

per dare più importanza al celeste che al terreno,

per apprezzare di più lo spirito che la carne,

per considerare più importante amare Dio che amare gli esseri umani,

per sentire più rispetto per il sacro che per il profano,

per lottare con più ardore per presunti diritti divini che per quelli umani.

            Dobbiamo riandare a considerare quanto Gesù ci dice di Dio per riscoprire quanto Dio sia originale, sorprendente e tanto vicino a noi.

Frate Roberto Giraldo