Skip to content

Meditazione aspettando il Natale

Meditazione aspettando il Natale

Luogo:

Stiamo aspettando ancora una volta il Natale illuminando le nostre città, scatenandoci nella ricerca affannosa di doni che hanno perso tutto il loro significato di ringraziamento e amore reciproco per ridursi ad una insensata rincorsa consumistica. Ma dove è finita la nostra umanità? Dove è finita la pietà? Dove è finita la tenerezza per un bambino nato nel freddo e nell’ostilità?

Eppure intorno a noi accadono cose che dovrebbero svegliarci dalla nostra indifferenza. E non solo la guerra terribile che da 10 mesi ormai martirizza l’Ucraina, una tragedia di morte e di distruzione che ci colpisce perché tanto vicina a noi, e che non avremmo mai pensato che potesse ancora accadere in Europa, non solo i tanti conflitti nel mondo, dei quali spesso sappiamo pochissimo e pochissimo ci interessano, ma che fanno milioni di morti, di profughi, di violenze, non solo le carestie che affamano intere popolazioni e fanno moriredi fame migliaia di bambini, ma anche gli episodi ormai quotidiani delle morti in mare di migranti in cerca di una speranza di vita: poveri cristi, in fuga da situazioni terribili, passati spesso attraverso l’inferno dei campi libici, donne, delle quale non vogliamo sapere che cosa hanno subito, bambini, tanti, neonati, ragazzi mandati soli dalle loro famiglie alla ricerca di un futuro più umano….

Ci siamo ahimè assuefatti alle cronache di ogni giorno, ma quando nei giorni scorsi siamo stati raggiunti dalla foto dei tre nigeriani  appollaiati sul piccolo timone di una immensa petroliera ancora vivi dopo undici giorni di viaggio da Lagos, in Nigeria, a Las Palmas nelle Canarie, undici giorni, di notte raggrinziti dal freddo, di giorno bruciati dal sole, corpi ridotti a carta velina, mille volte sommersi dalle onde e loro sempre abbrancati al timone, con la tenacia della disperazione e della speranza insieme. “Eroi della vita offesa” sono stati definiti, corpi avvizziti e mortificati, ma quanto più vitali dei nostri corpi nutriti e prosperosi di europei. Li chiamiamo clandestini, ma si può essere clandestini della vita? Noi li respingiamo, o se li accogliamo spesso li confiniamo in una segregazione affollata, dovremmo invece costruire monumenti al loro coraggio, imparare dalla loro passione per la vita.

I tre eroi della petroliera ci richiamano tutte le umanità offese, tutte le traversate non riuscite, tutte le carrette del mare rovesciate, tutti gli uomini abbandonati in mare aperto, tutte le violenze dei campi di detenzione, le torture, i porti chiusi, i respingimenti. Ci richiamano la nostra umanità e la nostra pietà, che pur se impotenti, non possono trasformarsi in indifferenza.

Aspettare e fare Natale è soprattutto mettersi dalla parte di tutte le umanità offese, di tutti i poveri e i profughi del mondo, così simili a quel bambino, che respinto dagli alberghi è nato in una stalla, sopra la quale brillava però una stella. 

Lasciamoci guidare anche noi da quella luce verso una rinnovata umanità.

Rosanna Tommasi