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Ri-costruire: il mondo che vorremmo

Ri-costruire: il mondo che vorremmo

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Era giusto un anno fa quando abbiamo pensato e organizzato il ciclo di incontri “Ri-costruire: il mondo che vorremmo”, ciclo che ci pareva la logica conseguenza di quello dell’anno precedente “Un altro mondo è possibile: costruiamo oggi il futuro”.

Ragionavamo allora sul fatto che stessimo vivendo un momento storico di grandi mutamenti, con scenari che spesso ci spaventavano e ci inquietavano.

Avevamo colto segnali di grande criticità in molti ambiti, dal linguaggio sempre più aggressivo e intollerante, strumento di propaganda giocata anche su falsità reiterate, alla paura delle migrazioni, un’invasione più immaginaria che reale, al diffuso fenomeno della corruzione, alle incertezze legate al lavoro e all’economia, all’ambito dell’esperienza religiosa e al ruolo della Chiesa………

In tale passaggio, culturalmente e politicamente critico, avevamo pensato a quattro incontri che ci aiutassero a trovare le strade per “ri-costruire”, “ri-fare” ciò che si era perso o veniva negato o irriso, e a lavorare tutti insieme ex-novo per la costruzione di una casa comune. Siamo partiti a novembre 2019 con Salvatore Natoli, il quale nell’incontro dal titolo “Si può fermare uno Tsunami? La paura delle migrazioni e le soluzioni possibili”, ci ha aiutati ad avviare una riflessione su un modo propositivo di gestire l’inarrestabile e inevitabile fenomeno delle migrazioni, un modo che tenga conto delle paure e dei disagi, ma cambi lo sguardo per coglierne e valorizzarne le opportunità per tutti gli attori in gioco.

Poi nello scorso gennaio siamo riusciti a sentire Edoardo Lombardi Vallauri, linguista, che con “La lingua disonesta” ci ha illustrato le strategie linguistiche della persuasione, che non parla esplicitamente ma sfrutta soprattutto i contenuti impliciti. Questo meccanismo consente più facilmente di far passare per vero ciò che è falso, e viene usato in abbondanza sia nella comunicazione politica, sia in quella commerciale.

E poi è arrivato il Covid.

Il Covid ha, in qualche modo, ancor più sottolineato la necessità di cambiamento. Ci ha messi brutalmente di fronte a tutte le fragilità del nostro tempo, in cui sembrano prevalere la divisione, la paura dell’altro, l’indifferenza, l’odio, lo scontro tra religioni, lo sconforto.

Ma è proprio in un momento come questo che siamo chiamati a testimoniare con coraggio e speranza che un altro mondo è possibile.

Per questo ci è sembrato significativo ricominciare i nostri incontri a partire dall’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, una perfetta base programmatica per la ricostruzione che sogniamo.

E per sottolineare l’aspetto della fraternità e dell’amicizia sociale, ne parlano insieme Mustafa Cenap Aydin, sociologo delle religioni, Roberto Giraldo, teologo e Salvatore Natoli, filosofo. Tre voci che si confrontano su questo cammino da fare insieme «come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Fratelli Tutti n. 8 )

E i due incontri previsti per la scorsa primavera, quello con Gabrio Forti e Nicoletta Parisi “Cultura della legalità e del bene comune”, e quello con Enrico Giovannini “Sostenibilità ambientale, economica e sociale: quali sfide, quali strade” che sono di necessità saltati, verranno ripresi nei prossimi mesi, con la formula della diretta streaming. Anche questi temi infatti non solo mantengono la loro attualità, ma in questo momento sono ancora più necessari perché potranno indicarci strade concrete e percorribili per cambiare il mondo. Perché il mondo si può cambiare, anzi, si deve, ne và del nostro futuro, i tempi ci dicono che è arrivato il momento: se non ora quando? (Rosanna Tommasi)