Abbiamo appena celebrato la solennità dell’Epifania e abbiamo potuto, ancora una volta, ascoltare il racconto dei Magi. Questi misteriosi saggi venuti da oriente, dopo un lungo viaggio, si prostrano ad adorare il Bambino e consegnano i loro preziosi doni: l’oro, l’incenso e la mirra. La quasi totalità delle raffigurazioni presenta i Magi o nell’avvicinarsi a Betlemme o nell’atto di adorazione del Bambino.
Ad Autun, in Borgogna, invece viene rappresentato un misterioso gesto nella notte, scolpito sulla pietra e pieno di significato. La storia è quella che da sempre accompagna il Natale, e in parte si è già svolta: i Magi hanno già visto il Bambino e già consegnato i loro doni; dormono, ora, sfiniti, per riprendere forza ed affrontare, il mattino seguente, la strada del ritorno.
Ed ecco che un angelo si accosta ai loro sogni e li sveglia per sussurrare loro la raccomandazione nota a tutti. È uno dei capitelli della grande chiesa di St-Lazare ad offrirci la meravigliosa rappresentazione del sonno dei tre saggi: l’angelo dal cielo è già arrivato e affianca il giaciglio dei Magi. Ha l’incarico di dire loro di non tornare da Erode e di far ritorno verso casa per altre strade.
Ma l’angelo scolpito nel capitello indica la stella, mentre sveglia i Magi. Come mai? Non li invita certo a seguirla nel viaggio di ritorno: nessun sapiente può immaginare una cometa che torna anche indietro. E poi la stella non ha più la coda: è ferma, è un fiore. E allora? Perché l’angelo punta il dito verso di lei?
I Magi riposano l’uno accanto all’altro, con le tre teste sullo stesso cuscino. L’angelo con un indice alzato indica la stella e con l’altro sfiora appena il dito del re mago più vicino che si sveglia e si turba; il suo compagno apre appena un occhio, il terzo, sfinito dalla fatica, dorme profondamente.
La domanda dell’angelo è semplice. Chiede: “Ora che avete visto il Dio fatto uomo in un bimbo, seguirete nella vostra vita la sua stella?”. E la risposta è altrettanto chiaramente scolpita nel marmo di Autun: anche tra le teste coronate e sagge c’è chi vede e poi crede, c’è chi forse si converte solo a metà, e infine c’è chi, pur avendo visto, dimentica molto molto in fretta. Nel prossimo Natale anche noi saremo chiamati a contemplare il Dio fatto bambino e, dopo averlo adorato, offrirgli i nostri doni. Ma la domanda dell’angelo, come un sussurro leggero, risuona anche per noi: “Sei disposto a seguirlo nella tua vita?”
Fra Francesco Ielpo